Immagine di una città sommersa immaginaria

Il mistero di Atlantide, o dei miti che riemergono dalle profondità

Atlantide… una civiltà prodigiosa, inghiottita in una sola notte da una catastrofe senza pari”. Così Platone, il filosofo greco, descriveva la mitica isola di Atlantide, una civiltà straordinaria, terra di immense ricchezze e potere, spazzata via in un istante da forze sconosciute. 

Atlantide non è semplicemente una leggenda, ma un simbolo eterno della fragilità delle civiltà umane, un monito universale e, per alcuni, una verità sepolta sotto le acque, in attesa di essere rivelata. Questo mistero ha attraversato i secoli, ispirando teorie e spedizioni. E mentre la sua esistenza rimane oggetto di accesa discussione, altre città sommerse, altrettanto enigmatiche, sono state scoperte nelle profondità degli oceani…

Il mistero di Atlantide: tra mito e realtà

L’origine del mito di Atlantide risale a Platone che, nel IV secolo a.C., raccontò di una civiltà prospera e potente, situata oltre le Colonne d’Ercole, oggi conosciute come lo Stretto di Gibilterra. Atlantide era una terra di straordinaria cultura, scienza e progresso, ma la superbia e la corruzione dei suoi abitanti suscitarono l’ira degli dei, decretandone la rovina. In un solo giorno e una sola notte, l’isola fu inghiottita dalle acque, scomparendo senza lasciare traccia. 

Per secoli, il racconto di Platone è stato interpretato come una parabola morale piuttosto che come un resoconto storico. Tuttavia, il fascino di Atlantide ha catturato l’immaginazione di storici e avventurieri, che, guidati dalla sete di verità, hanno intrapreso spedizioni dall’Egeo al Mediterraneo, dai Mari del Nord all’Oceano Atlantico, decisi a svelarne il mistero.

Esploratori e scoperte: alla ricerca di Atlantide

Tra i pionieri vi è l’ammiraglio e cartografo britannico James Rennell che, negli anni Trenta del Novecento, esplorò coste e isole del Mare Egeo guidato da antiche mappe e testi classici nella speranza, frustrata, di scoprire le tracce della leggendaria città. Nel XX secolo, l’entrata in scena delle tecnologie moderne diede un nuovo impulso alle esplorazioni. Tra le spedizioni più significative si annovera quella dell’archeologo statunitense Robert Sarmast, il quale, nel 2004, annunciò di aver rinvenuto i resti di Atlantide al largo della costa cipriota. Sfruttando le immagini sonar, Sarmast individuò strutture sottomarine che sembravano suggerire l’esistenza di una civiltà antichissima e perduta. Ma la mancanza di ulteriori studi ha lasciato l’ipotesi nel limbo delle congetture. 

Città sommerse: Heracleion, Pavlopetri e Dwarka

Mentre Atlantide rimane un enigma, altre città sommerse, un tempo considerate mere leggende, sono state riportate alla luce. 

Heracleion: la città perduta nel delta del Nilo

Una di queste è Heracleion, nel delta del Nilo, un tempo rivale di Alessandria per bellezza e importanza. Per millenni, solo frammenti di testi antichi ne parlavano, descrivendola come un importante porto commerciale e religioso, con templi dedicati agli dei egizi e greci.

Solo nel 2000, grazie all’archeologo francese Franck Goddio, Heracleion riemerse dall’oblio. La sua équipe riuscì a localizzare le rovine della città, portando in superficie un autentico tesoro. Statue imponenti, monete d’oro, ceramiche e resti di imbarcazioni dimostrarono la prosperità di Heracleion dal VII secolo a.C. fino al II secolo d.C., quando un catastrofico disastro naturale la spazzò via.

Pavloteri: una civiltà preistorica sommersa

Vicino alla costa meridionale della Grecia giace la città di Pavlopetri, risalente al periodo della tarda Età del Bronzo. È considerata una delle più antiche civiltà sommerse, una vera e propria finestra sul passato aperta per caso nel 1967 dall’oceanografo britannico Nicholas Flemming. Questa scoperta, inaspettata e affascinante, rivelò molto più di semplici rovine: venne alla luce una città che aveva vissuto in armonia con il mare, prima che esso la reclamasse per sé. Gli scavi subacquei, meticolosamente condotti dall’Università di Cambridge, mostrano strade ben definite, edifici complessi e un sistema di drenaggio ingegnoso. Le rovine di questa avanzata civiltà preistorica, con le sue case spaziose e le belle piazze pubbliche, raccontano di un popolo che prosperava in equilibrio precario con la natura. Anche il destino di Pavlopetri è infatti segnato dalla tragedia: dal 1000 a.C. rimane, silenziosa, sotto le onde.

Dwarka: la leggendaria città del Dio Krishna

A migliaia di chilometri di distanza, nelle acque dell’Oceano Indiano, un’altra città misteriosa ha iniziato a svelare i suoi segreti. Dwarka, celebrata nei testi sacri indù come la capitale del dio Krishna, era considerata un mito, una metropoli fantastica con palazzi d’oro e fregi di pietre preziose, evocata in preghiere e racconti millenari. La leggenda iniziò però a prendere forma concreta quando, negli anni Ottanta, un team di archeologi subacquei scoprì rovine a circa 30 metri di profondità nel Golfo di Cambay. I fondali svelarono mura ciclopiche, strade lastricate, edifici imponenti: reperti molto più antichi di quanto si potesse immaginare. La scoperta non solo sfidò la cronologia convenzionale, ma insinuò anche il dubbio che i miti potessero nascondere verità dimenticate. Dwarka è la prova dell’esistenza di una civiltà avanzata risalente a oltre 9000 anni fa e, come Atlantide, è avvolta nel mistero. Secondo i testi sacri, fu un diluvio universale scatenatosi dopo la morte di Krishna a decretarne la fine. 

Ogni nuova scoperta nelle profondità marine, ogni frammento di città sommerse, ci avvicina di più a comprendere le dinamiche che hanno plasmato la storia umana. E, mentre continuiamo a cercare Atlantide, riscopriamo il mistero eterno che avvolge il nostro passato.


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